Tuesday, November 29, 2005

Dagospia 29.11.05

USA & RI-USA - INCREDIBILE, IL NEW YORK TIMES INVITA ALLA CENSURA (TEMPI DURI PER IL RELIGIOSAMENTE SCORRETTO) - JIMMY CARTER BESTSELLER CONTRO LA JOINT POLITICA-FONDAMENTALISMO RELIGIOSO - TRUMAN CAPOTE RESUSCITA –200.000 PRESERVATIVI ALL'ANNO…

Barbara Ragazzon per Dagospia

1 - JIMMY CARTER BESTSELLER
Jimmy Carter, 81 anni, presidente Usa dal 1977 all'81, premio Nobel per la pace, guida da mezzo mese la classifica dei libri di saggistica piu' venduti in America con "Our Endangered Values" ("I nostri valori in pericolo"). Diacono e insegnante di religione nella scuola di catechismo della chiesa battista nella sua Georgia, Carter critica la commistione fra politica e fondamentalismo religioso che sta prendendo piede negli Stati Uniti di George Bush junior.

2 - TRUMAN CAPOTE RESUSCITA
Terzo nella classifica dei paperbacks (edizioni economiche) dopo 40 anni: questo il risultato della riedizione di "A sangue freddo" di Truman Capote, lo scrittore tornato alla ribalta grazie al film "Capote", dedicato alla sua leggendaria inchiesta su un omicidio in Kansas nel 1959. Al decimo posto della top ten figura anche il primo volume dell'autobiografia di Bob Dylan.

3 - IL NEW YORK TIMES INVITA ALLA CENSURA
Incredibile: il New York Times, tempio della cultura "liberal", si scaglia contro lo spettacolo teatrale "Kabbalah" in scena a New York, e addirittura invita Madonna, presa in giro per la sua militanza nella setta, a far causa al commediografo Tuvia Tenenbom.
Tenenbom, ex rabbino, viene stroncato in una recensione di venerdì 25 novembre per il "sacrilegio e la blasfemia" con cui dipinge tutte le religioni: la propria, ma anche la musulmana, la mormone e la cristiana. Insomma, quarant'anni dopo Lenny Bruce, l'anticlericalismo e' ancora di difficile digestione nell' "evoluta" Manhattan. Miglior sorte per Sarah Silverman, altra comica ebrea linguacciuta 35enne, espulsa perfino dallo spinto "Saturday Night Live" della tv Nbc per avere offeso i cinesi: lei almeno e' riuscita ad approdare su (pochi) schermi con il suo film "Jesus is magic".

4 - 200.000 PRESERVATIVI ALL'ANNO
Tanti ne hanno consumati nel 2004 gli studenti delle scuole superiori di New York, obbligate da una legge statale (non federale) a distribuirli gratis. Nella maggioranza degli altri stati questa legge e' aspramente criticata dai gruppi conservatori.

Dagospia 29 Novembre 2005

Tuesday, November 22, 2005

Dagospia 22.11.05

USA & RI-USA - PESCE FRESCO A FILADELFIA: PREMIATO IL PIU’ GENIALE DESIGNER ITALIANO - GINEVRA ELKANN VA A MESSA IN FLORIDA - MADONNA, CHE ROTTURA DI CABALA - JULIA ROBERTS VENDE CASA A NEW YORK…

Barbara Ragazzon da New York per Dagospia

1 - PESCE FRESCO A FILADELFIA
Standing ovation per il designer italiano Gaetano Pesce l'altra sera al Philadelphia Museum of Art, durante la cerimonia d'apertura della sua mostra personale che rimarra' aperta fino ad aprile.
A Pesce e' stato assegnato il Design Excellence Award, vinto in passato da Milton Glaser, Richard Meier e Philippe Starck. L'architetto ha infiammato la platea di studenti con un discorso libertario, contro le costrizioni della produzione massificata e l'appiattimento estetico: "La globalizzazione va benissimo se diffonde opportunita' economiche, liberta' e democrazia, male se uniforma i gusti".

2 - GINEVRA ELKANN IN FLORIDA
La sorella di Lapo e figlia di Margherita Agnelli presenta negli Usa, dopo Venezia, il suo primo cortometraggio di dieci minuti "Vado a Messa". Al Miami Short Film Festival, aperto ieri, concorrono altri due registi italiani: Francesca Del Sette e Max Chianese.

3 - MADONNA, CHE ROTTURA DI CABALA
La cantante Madonna viene presa in giro dal commediografo ebreo Tuvia Tenenbom, che nel suo nuovo spettacolo al teatro Triad di Manhattan ridicolizza la nuova moda religiosa della setta cabalistica. Un rabbino assetato di sesso e soldi assomiglia piu' al famigerato Maharishi Mahesh Yogi di beatlesiana memoria ("Sexy Sadie") che a una santa figura. Ma i gonzi celebri abboccano e si fanno spennare, come il tacchino della Festa del Ringraziamento (Thanksgiving, che si celebra giovedi' negli Stati Uniti).

4 - JULIA ROBERTS VENDE CASA A NEW YORK
Julia Roberts ha venduto per cinque milioni di dollari il suo appartamento con quattro stanze da letto sulla Quinta Avenue. Coincidenza: a comprare la casa da 300 metri quadri e' stata l'attrice Holly Hunter, anch'essa incinta di due gemelli. La Roberts ora tiene i suoi fra il ranch del New Mexico e l'abitazione di Los Angeles, in attesa degli sviluppi del proprio matrimonio in crisi con il cameraman Danny Moder.

Dagospia 22 Novembre 2005

Friday, November 18, 2005

Vertice Onu su Internet

INTERNET RESTA AGLI STATI UNITI
MA COSI’ HA VINTO LA LIBERTA’

quotidiano PuntoCom, venerdi’ 18 novembre 2005, pag.6

Ci si comincia a dividere già sul nome del vertice: Smsi (Sommet Mondial sur la Societé de l’Information), alla francese, o Wsis (World Summit on the Information Society), all’inglese? I 17 mila delegati provenienti da tutto il mondo che ieri hanno aperto a Tunisi la megaconferenza dell’Onu vorrebbero, nella grande maggioranza, togliere agli Stati Uniti il controllo sull’ente che gestisce Internet, l’Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers). Si tratta di una società privata della California senza scopo di lucro che dagli anni ‘90 regola la concessione degli indirizzi web e risolve le dispute. La sua sede è a Marina del Rey (Los Angeles). In teoria dipende dal ministero del Commercio statunitense, ma nella pratica non ha mai subìto interferenze, né ne ha imposte alla rete. Una gestione notarile, abbastanza libertaria, che si è limitata ad assecondare la spontaneità del mercato. Aggiungendo per esempio i nuovi suffissi tematici .biz (per le utenze d’affari), .info (per i media), .coop (cooperative), .name (per i privati), o quello geopolitico .eu (Europa).

«Ma chi ci garantisce che in futuro gli Usa continuino con l’attuale laissez-faire, soprattutto in caso di emergenze terroristiche?», si chiede il quotidiano francese di sinistra Libération. La risposta, probabilmente, ha il nome di un giornalista proprio di Libération, Christophe Boltanski, picchiato e accoltellato il 12 novembre da una squadraccia paragovernativa tunisina. Boltanski aveva osato scrivere articoli su sette dissidenti tunisini incarcerati, e sulle violazioni dei diritti dell’uomo in Tunisia, Paese considerato “moderato”. E’ subito tornato in Francia, sconvolto. Ma quello tunisino è solo uno dei tanti regimi repressivi che amerebbero controllare direttamente i server internet per poterli censurare più agevolmente. Il sito del partito radicale italiano, per esempio, che appoggia i dissidenti, in questi giorni è stato oscurato in Tunisia.

Non a caso i principali avversari dell’attuale monopolio Usa su Internet sono Paesi autoritari o dittatoriali come Cina e Iran. Per loro è essenziale controllare il traffico sulla rete, e quindi limitare l’odierna condizione di sostanziale festosa anarchia autogestita. Anche perchè, appena in un Paese il potere comincia a vacillare, si assiste immediatamente a un’esplosione di blog politici, come nelle ultime settimane in Siria. Ma, ovviamente, i regimi polizieschi si nascondono dietro all’antiamericanismo per coagulare consenso sull’ipotesi di un passaggio di poteri dall’Icann americano all’Onu: «Basta con il controllo unilaterale degli Usa» è il loro slogan.

Fra un’Icann americana e un’Onu condizionata dalle dittature, la soluzione potrebbe stare nel mezzo: un’agenzia tecnica come la Uit (Unione internazionale delle telecomunicazioni), che da Ginevra coordina da sempre i traffici e le frequenze di radio, tv e telefoni. Ma mentre sotto l’amministrazione Clinton gli Usa sembravano orientati ad accettare una rapida internazionalizzazione dell’Icann, lo scorso giugno l’amministrazione Bush ha dichiarato che intende mantenerne il controllo per un tempo indefinito. E questa posizione nazionalista ha aizzato reazioni simmetriche di segno opposto. Ormai il conflitto si è totalmente politicizzato, è diventato una questione di principio.

Fra i venti membri del consiglio d’amministrazione dell’Icann c’è un italiano, Roberto Gaetano, che da trent’anni lavora per agenzie dell’Onu fra Vienna e Ginevra. Presidente dell’Icann fino al dicembre 2007 è Vinton Cerf, al quale proprio la scorsa settimana il presidente Usa George Bush junior ha conferito la massima onoreficenza civile statunitense, la Medaglia della Libertà. Cerf può essere considerato il papà di Internet: ne ha inventato lui il software fondamentale, il TCP/IP.

A finanziare fino agli anni Settanta il progetto Arpanet, predecessore di Internet, fu il Pentagono. Ma, paradossalmente, proprio la principale caratteristica tecnica richiesta dai militari statunitensi, e cioè la flessibilità del sistema di comunicazione, con il massimo decentramento per consentirgli di funzionare anche dopo un attacco che ne mettesse fuori uso alcune parti, è oggi l’ostacolo più grosso per i “normalizzatori”: «Controllare il flusso della rete è impossibile», avverte Leonard Kleinrock, scienziato dell’Ucla (University California Los Angeles), «sarebbe come pretendere di controllare il flusso degli oceani».

Per una volta, quindi, i libertari, i giovani, gli hackers, i noglobal abitualmente schierati contro gli Stati Uniti in quasi tutti i campi, si ritrovano involontariamente ma inevitabilmente schierati al fianco dell’America: a chi ha a cuore la libertà del web conviene l’attuale approccio non burocratico dell’Icann. Il che non vuol dire che anche dentro agli Stati Uniti non esistano forti spinte per una maggiore intrusione poliziesca in Internet: l’emergenza terrorismo spinge automaticamente le autorità a chiedere barriere, controlli, divieti. Ma finora i libertari hanno avuto la meglio.

Barbara Ragazzon

Tv pubblica Usa

Pbs, cacciato il presidente repubblicano

quotidiano PuntoCom, venerdi 18 novembre 2005, pag.6

Il presidente dell'unico canale tv pubblico Usa (Pbs, Public Broadcasting Service), il repubblicano Kenneth Tomlinson, è stato cacciato: aveva distratto fondi per controllare l'orientamento politico di alcuni programmi considerati troppo di sinistra. Tomlinson è indagato anche per irregolarità nella gestione delle radio e tv governative Usa che trasmettono all'estero: soprattutto Al Hurra, la fallimentare rete in arabo che avrebbe dovuto far concorrenza ad Al Jazeera.

La Pbs è stata fondata dal presidente democratico Lyndon Johnson nel 1967, dopo che uno studio commissionato dal governo aveva definito "desolata discarica" l'offerta tv Usa. Erano i tempi gloriosi in cui le tre majors (Abc, Cbs ed Nbc) si spartivano cento milioni di telespettatori ogni sera. Quello che Marshall McLuhan definiva "il cervello centrale uniformatore" controllava in maniera ferrea gusti e opinioni dell'americano medio. Per cambiare canale bisognava alzarsi dal divano. E bastava che un nume del giornalismo come Walter Cronkite non credesse più nella guerra del Vietnam per far cadere un presidente (Johnson, nel '68).

Oggi, nell'era della frammentazione con 300 canali, la Pbs ricopre ancora una funzione dignitosa. Vanta il doppio dell'audience della Cnn: sui 3-4 milioni giornalieri, con 82 milioni di contatti settimanali. E' una specie di Rai Educational, parimenti noiosa. Non ha pubblicità. Ogni abitante degli Stati Uniti paga un dollaro all'anno per mantenerla: costa infatti 300 milioni di contributi pubblici. Più qualche decina di milioni di finanziamenti privati esentasse, da parte di fondazioni e singoli filantropi. I programmi più appetiti, come le rievocazioni musicali (Mamas & Papas, Eagles), sono appesantiti da continue richieste di denaro e da vendite di cd e dvd sovrapprezzo che infastidiscono quanto gli spot. Trasmette però uno dei migliori tg serali, quello condotto da Jim Lehrer, e l'eccezionale intervistatore Charlie Rose va in onda per un'ora da New York ogni sera feriale alle 23.

Tomlinson, già direttore del Reader's Digest e messo per due anni da Ronald Reagan alla guida di Voice of America (le radio libere della guerra fredda verso l'Europa dell'Est), era stato installato a capo dell'informazione pubblica Usa (Cpb, Corporation for Public Broadcasting) dal suo amico Karl Rove, il "cervello" di George Bush junior ora inguaiato dal Ciagate. Oltre la Pbs, la Cpb comanda anche la Npr (National Public Radio), che raccoglie ascolti ragguardevoli con un bilancio di altri cento milioni annui. Tomlinson si è messo subito all'opera come commissario politico, e con zelo inaudito nel febbraio 2004 ha affidato segretamente a un consulente esterno il monitoraggio del programma giornalistico della domenica sera, "Now".

Da sempre i conservatori lamentano che la Pbs sia troppo di sinistra, e Tomlinson intendeva provarlo "scientificamente". Peccato che il conduttore di "Now" fosse un anziano e rispettato gentiluomo, Bill Moyers, una specie di pacato Enzo Biagi d'America, con l'unico peccato originale (secondo i repubblicani) di essere stato collaboratore di Johnson quarant'anni fa. Moyers era stato richiamato in servizio dopo l'11 settembre 2001, e "Now" rispetta i canoni del giornalismo d'inchiesta (aggressivo ma corretto) statunitense. Quello ricordato nell'ultimo film di George Clooney ("Good Night and Good Luck"), e oggi praticato con rigore da "60 Minutes" (Cbs) o da Tim Russert (Nbc).

Il consulente-censore, pagato 14 mila dollari, era invece al di sotto di ogni sospetto: Fred Mann, che aveva come quasi uniche credenziali l'aver lavorato per vent'anni nel conservatore National Journalism Center, da cui sono usciti Ann Coulter, scatenata propagandista reazionaria, e il columnist di destra del Wall Street Journal John Fund. Mann ha accusato Moyers di "pregiudizi liberal" etichettando alcuni reportages del suo programma come "anti-Bush", "anti-DeLay" (l'ex capogruppo repubblicano alla Camera, ora incriminato) o "anti-corporation". Perfino il senatore repubblicano Chuck Hagel del Nebraska è stato messo nel conto degli ospiti di sinistra, solo perchè non si era mostrato completamente in sintonia con la Casa Bianca. A nulla è servita la presenza frequente nel programma di Paul Gigot, stimato conservatore capo dei commentatori del Wall Street Journal: le continue intimidazioni della destra hanno spinto un anno fa il vecchio Moyers a ritirarsi, per godersi una tranquilla pensione.

Oggi però è Tomlinson a dovere andarsene, dopo che un'ispezione interna ha raccolto particolari imbarazzanti sul suo operato, con assunzioni-fantasma e clientelismi vari. Viene accusato di aver stanziato quattro milioni di dollari per un programma settimanale condotto da editorialisti del Wall Street Journal (bastione della destra), violando cosi' la legge federale che vieta intromissioni del presidente (di nomina politica) nelle decisioni editoriali.

Tomlinson rimane per ora nel Bbg (Broadcasting Board of Governors), altro potente organismo nel sottobosco parastatale di Washington che coordina tutte le trasmissioni radio e tv governative Usa verso l'estero: Voice of America e Radio Free Europe, sopravvissute alla guerra fredda, e le nuove radio Sawa con la tv Al Hurra ("Libera"), destinate al mondo arabo. Le cifre ufficiali parlano di programmi in 61 lingue che avrebbero un centinaio di ascoltatori alla settimana (21 nei Paesi arabi). Statistiche non verificabili: secondo un recente sondaggio, per esempio, Al Hurra (che, nata nel febbraio 2004, costa 50 milioni di dollari annui al contribuente statunitense) sarebbe soltanto al settimo posto fra le tv più viste in Iraq.

"Trasmettono solo propaganda ufficiale, sono controproducenti", accusano i critici di queste emittenti pubbliche Usa per l'estero. Per la verità il direttore della radio che copre l'Iraq, David Jackson (ex dirigente del Pentagono), più che fare propaganda agli Stati Uniti sembra attento a fare propaganda ai repubblicani, minimizzando le critiche a Bush ed enfatizzando le "buone cose" compiute dopo la guerra in Iraq. Ma giovedi 10 novembre, quando Tomlinson e' stato interrogato dagli ispettori interni nominati dalla presidente del Bbg, la segretaria di stato Condoleezza Rice, sul tappeto c'erano questioni più prosaiche: irregolarità nei contratti e negli acquisti, discriminazioni in favore dei giornalisti libanesi.
Quanto al "ristabilimento dell'immagine degli Usa" in Medio Oriente, la nuova sottosegretaria di stato per la "diplomazia pubblica" Karen Hughes si trova di fronte un compito immane: i livelli di simpatia verso l'America hanno raggiunto livelli talmente bassi, che non potranno che migliorare.

Barbara Ragazzon

Wednesday, November 16, 2005

Dagospia 16.11.05

USA E RI-USA - SHARON STONE DA' BUCA A PASSERA E VERONESI - LO SCIENZIATO ANDREA CALIFANO, STAR ITALIANA ALLA COLUMBIA UNIVERSITY - MIRACOLI SULLA 57ESIMA STRADA: BORRELLI SCRIVE E POLEGATO APRE - LOFT DA MANGIARE…

Barbara Ragazzon per Dagospia

1 - SHARON STONE DA' BUCA A PASSERA

Non c'era Sharon Stone, l'altra sera all'hotel Pierre di New York, per il gala annuale della American Italian Cancer Foundation. L'attrice, ospite d'onore, ha dato forfait solo poche ore prima dell'impegno, e se n'e' rimasta a Los Angeles. Cio' non ha scoraggiato gli intervenuti, che in'asta hanno raccolto sei milioni di dollari per la ricerca anticancro, e si sono consolati con gli ospiti arrivati dall'Italia: Umberto Veronesi e Corrado Passera.


2 - ANDREA CALIFANO, STAR ITALIANA ALLA COLUMBIA UNIVERSITY

Lo scienziato fiorentino Andrea Califano, direttore del Magnet (Multi-scale Analysis of Genetic and cellular Networks) alla Columbia University, ha ottenuto un fondo di 18 milioni di dollari per le ricerche di biologia computazionale, che esplorano le migliaia di miliardi di possibili interazioni fra i 20 mila geni del genoma umano e le proteine all'interno delle cellule. Califano, star scientifica in ascesa, e' stato premiato con una prestigiosa fellowship dalla New York Academy of Sciences.


3 - MIRACOLI SULLA 57ESIMA STRADA

Oggi, mercoledi' 16 novembre, doppio miracolo italiano sulla 57esima Strada di Manhattan. Alla libreria Rizzoli Giulio Borrelli, corrispondente TgUno, presenta il suo libro "Uragano W" su Bush. Per l'occasione l'ambasciatore d'Italia negli Usa Giovanni Castellaneta arriva da Washington. Presenti, fra gli altri, Lorenzo Attolico (gia' dirigente Nato e Onu) e la "socialite" Giosetta Capriati. Contemporaneamente a pochi metri di distanza, sull'angolo con Madison Avenue, apre il nuovo flagship store della Geox. Mario Moretti Polegato, inventore della "scarpa che respira", e' determinato a invadere anche gli Usa dopo aver aperto 275 negozi in tutto il mondo.


4 - DOPO VALERIA GOLINO, ECCO AMELIO

Retrospettiva dei film di Gianni Amelio al MoMA, organizzata da Antonio Monda, professore alla New York University, giornalista di Repubblica e ambasciatore supremo del nostro cinema a New York. Il regista italiano arriva subito dopo il successo della rassegna di Antonio Capuano (sala esaurita per la prima di "La guerra di Mario" con Valeria Golino) e del festival Nice (New Italian Cinema Events). Giovedi' 17 novembre Laura Delli Colli presenta il suo libro "Il gusto in 100 ricette del cinema italiano", rivelando i segreti dei piatti visti nei "I soliti ignoti", "Il gattopardo", "La dolce vita" e "La grande abbuffata".


5 - UN LOFT NELL'UPPER WEST SIDE

L'Upper West Side di Manhattan non e' esattamente il massimo per quanto riguarda i ristoranti. Entrambi i quartieri residenziali accanto a Central Park (Upper West e East) non possono competere con Downtown (Village, Soho, Tribeca), ma la West Side offre un tocco di sonnolenza in più. Apprezzatissima, quindi, l'apertura di Loft, elegante ristorante di cucina mediterranea su Columbus Avenue all'angolo con l'84esima Strada. Comodo spazio bar-lounge con divani per chi vuole solo bere un bicchiere incontrando "beautiful people", e cibo ottimo (consigliabili la parmigiana di melanzane e l'insalata marocchina). Prezzi non popolari, ma i residenti in zona risparmiano sul taxi.

Dagospia 16 Novembre 2005

Friday, November 04, 2005

Dagospia 3 novembre 2005

USA & RI-USA - CATERING E CATETERE, NEW YORK SI DIVIDE: BRIATORE, CAVALLI E SARAH DA CIPRIANI, CAMILLA & CARLO AL MOMA - ANGELINI BATTE ROCCA E LOQUENZI PER LA CULTURA A MANHATTAN - CRISTIANA PEGORARO SHOW - FENDI COMPIE 80 ANNI, HALLOWEEN CON VALENTINO…


1 - CATERING E CATETERE, NEW YORK SI DIVIDE: SARAH DA CIPRIANI, CAMILLA AL MOMA

E la sera di martedì primo novembre Manhattan si divise. I giovani al gala di Cipriani (re incontrastato del catering newyorkese), per un concerto privato della cantante Beyoncè; i vip da catetere al ricevimento del Moma (Museum of Modern Art) per due pezzi da museo: il principe ereditario più attempato della storia, Carlo d'Inghilterra, e la sua neoconsorte Camilla.

Da Cipriani c'erano anche 50-60enni come Briatore e Cavalli, ma la maggioranza degli intervenuti nello sterminato salone di Wall Street erano giovani fans (bianchi) della cantante (di colore). Ha presentato la serata la tennista Venus Williams, e un'asta ha raccolto in un battibaleno quasi mezzo milione di dollari in beneficenza. Il pacchetto più ambito è stato un soggiorno da una settimana per quattro coppie nel resort di Briatore a Malindi (Kenya), più due giorni alla San Domenico House di Londra con cena dal Cipriani locale: battuto a 160 mila dollari.

E mentre Camilla principessa di Cornovaglia riceveva gli omaggi dell'ottantenne Kissinger & soci al Moma, Sarah Ferguson duchessa della vecchia York metteva allegramente in palio se stessa per una cena con Naomi Campbell. E' stata aggiudicata a 50 mila $, ma il pacchetto comprendeva anche un ritratto di Marco Glaviano e vestiti di Cavalli e Kiton.


2 - ANGELINI BATTE ROCCA E LOQUENZI PER LA CULTURA A MANHATTAN

Claudio Angelini, giornalista Rai, e' stato confermato per altri due anni alla direzione dell'Istituto italiano di Cultura a New York. Ha battuto la concorrenza del giornalista del Foglio Christian Rocca e dell'addetto stampa del Senato Giancarlo Loquenzi


3 - CRISTIANA PEGORARO, DIECI ANNI DI CONCERTI A LINCOLN CENTER

Non è da tutti tenere concerti di piano nella Alice Tully Hall del prestigioso Lincoln Center a New York. Ma quello con la trentenne Cristiana Pegoraro è ormai un appuntamento fisso, come l'Indian Summer. La concertista ternana si è esibita per il decimo anno consecutivo, davanti a una platea composta soprattutto da diplomatici (erano ben 120 i Paesi rappresentati), con un repertorio che spaziava da Beethoven a Piazzolla, da Chick Corea a Rossini. Non sono mancate le sue composizioni personali. Viste, tra le altre, Giovanna Deodato, Nicole Bulgari e Antonella Boralevi.


4 - LUCIA DE BRILLI, AMBASCIATRICE DELLA PITTURA ITALIANA

Lei è una bellissima ex modella triestina, lui un pittore milanese. Lucia de Brilli ha portato a New York i quadri di Marco Petrus (Italian Factory), che hanno come soggetto i grattacieli di Milano. Così, nella capitale degli skyscrapers, per un mese la Torre Velasca e il grattacielo Pirelli sono stati esibiti alla Rainbow Room, nella Vanderbilt Hall della Grand Central Station, nella libreria Rizzoli, nel ristorante Barbuto di Fabrizio Ferri e in altri hot spots dell'Italia a Manhattan.


5 - FENDI COMPIE 80 ANNI, HALLOWEEN CON VALENTINO

Grande festa di Halloween a New York per gli 80 anni di Fendi (che giovedi' 3 novembre riapre in pompa magna il negozio sulla Quinta Avenue). Avvistati, fra le altre celebrities, Karl Lagerfeld, Valentino col socio Giammetti, il principe Roffredo Gaetani (ex di Ivana Trump) e suo fratello Gelasio "92 per cento" Gaetani Lovatelli d'Aragona, reduce dalla trasmissione di Vespa in cui ha sostenuto che questa percentuale dei propri conoscenti sniffa cocaina. Scatenati nelle danze i corrispondenti Rai Gerardo Greco e Corradino Mineo.

Dagospia 03 Novembre 2005

Wednesday, November 02, 2005

Ciagate: giornaliste Usa

CIAGATE DELLE GIORNALISTE SUL SOFA'
Storia della colonna avvelenata

Maureen Dowd editorialista del N.Y.Times very "embedded"

quotidiano PuntoCom, pagina 2, mercoledi 2 novembre 2005

E’ probabilmente la persona che ha fatto di più per convincere l’America ad attaccare l’Iraq. Perchè metà degli statunitensi, i votanti per George Bush junior, non avevano certo bisogno dei suoi articoli: erano già sicuri che la guerra fosse giusta. Ma l’altra metà, i democratici liberal per i quali il New York Times è il vangelo, sono rimasti assai colpiti dalle decine di inchieste scritte nel 2002-2003 da Judith Miller, 57enne reporter del quotidiano newyorkese, sulle armi di distruzione di massa che sembravano in possesso di Saddam Hussein: «Se lo scrive perfino il Times...», allargavano le braccia gli scettici. E la Miller vinceva premi Pulitzer.

Quasi tutto falso, si è scoperto poi: Judith Miller basava i propri resoconti sulle bufale che l’esiliato iracheno Ahmed Chalabi le raccontava. Una di queste riguardava una partita di uranio che Saddam avrebbe cercato di acquistare in Niger. Per verificarla, la Cia manda l’ex ambasciatore Joseph Wilson in Niger: lui conclude che si tratta di un’invenzione. Ciononostante, nel suo discorso inaugurale del 2003, preannunciando la guerra contro l’Iraq, il presidente Bush insiste sulla storia dell’uranio.

Conquistata Bagdad senza trovar traccia di armi di distruzione di massa, Wilson accusa Bush sul New York Times di aver mentito al Paese. La vendetta arriva immediatamente: un columnist di destra, Robert Novak, rivela che Wilson è sposato con Valerie Plame. E che la Plame - la seconda donna di questa storia - è una spia della Cia.

Chi ha soffiato il suo nome a Novak? Il procuratore Patrick Fitzgerald, incaricato dalla Cia di scoprirlo, ha un forte sospetto non corroborato da prove. Però incrimina Lewis Libby, capo di gabinetto di Cheney, per falsa testimonianza. Judith Miller quest’estate ha scontato quasi tre mesi di carcere perchè non voleva rivelare che Libby le aveva parlato della Plame. Il principio di non dire i nomi delle proprie fonti è sacro per i giornalisti, la Miller ridiventa un’eroina e il New York Times le dedica una dozzina di ammirati editoriali.

Ora però si scopre che l’automartirio della Miller non era per proteggere la libertà di stampa, ma l’amico Libby. E qui entra in scena la scorsa settimana una terza donna: Maureen Dowd, editorialista principe del New York Times, 53 anni, ex fidanzata di Michael Douglas. La Dowd in una sua column chiede praticamente il licenziamento della Miller.

Ma a questo punto una quarta donna, la commentatrice del quotidiano concorrente New York Post Andrea Peyser, per solidarietà politica (di destra), si mette a elencare in un articolo tutti gli amanti della Dowd, rinfacciandole di essere stata anche molto amica dell’editore del New York Times, Arthur Sulzberger junior.

Insomma, accanto allo scandalo politico si dipana uno scandalo a base di divani alimentato da invidie e gelosie muliebri. Commenta sconsolata Myrna Blith, già direttrice del vendutissimo mensile Ladies Home Journal e autrice del libro “Come le giornaliste vendono infelicità alle donne americane”: «Assistiamo a una deplorevole lite fra ragazzacce a livello di mensa scolastica. Maureen che accusa Judith di divismo, è come il bue che dà del cornuto all’asino...»
Contrariamente al Watergate, in questo Ciagate la parte degli eroi non spetta certo ai giornalisti...

Barbara Ragazzon

Nuovo capo alle news Cbs

Tg Usa: spettatori over sessanta, e pure in fuga

Dopo Dan Rather, liquidato anche Andrew Heyward, 55 anni, da nove direttore di tutte le news Cbs

quotidiano PuntoCom, mercoledi 2 novembre 2005

Alla fine ha dovuto andarsene pure lui. Era uno dei cinque uomini più potenti nel mondo dei media Usa: Andrew Heyward, 55 anni, da nove direttore di tutte le news della catena tv Cbs. Non è stato un licenziamento, ma quasi: «Il suo contratto scadeva a fine anno», ha precisato sornione Les Moonves, il presidente Cbs che l'ha cacciato, «e lui ha voluto anticipare un po' i tempi». Ma il suo destino era già segnato dall'anno scorso. Da quando, nel settembre 2004, il programma "60 Minutes" condotto da Dan Rather era incappato nell'incidente del documento falso sulla naia di George Bush junior.

Attenzione: non l'edizione domenicale di "60 Minutes", che da quarant'anni è il programma giornalistico più visto d'America. No, questa era la sorella minore del mercoledì sera, affidata al gran sacerdote del giornalismo americano, Rather, da un quarto di secolo conduttore unico del tg serale Cbs. Una figuraccia, anche perchè Rather all'inizio aveva giurato sulla veridicità della lettera che provava l'imboscamento del giovane raccomandato Bush. Il quale, come si sa, riuscì a evitare il Vietnam per un comodo servizio militare vicino a casa.

Insomma, se non vero quel documento era veridico, plausibile, provava definitivamente una verità difficilmente contestabile. Peccato che sia stato confezionato apposta per fungere da polpetta avvelenata, e servito da qualche abile falsario della destra bushiana all'odiato liberal Rather. Il quale, dopo aver resistito per qualche mese, ha dovuto dimettersi nel marzo scorso. Non era bastato il licenziamento della diretta responsabile dell'errore, la regista del programma Mary Mapes. Per acquietare lo scandalo il presidente Moonves aveva preteso anche le dimissioni di altri tre importanti giornalisti, fra cui Betsy West, vice di Heyward. E alla fine lo stesso Heyward ha gettato la spugna. Anche perchè fra una settimana arriva in libreria il volume-vendettta della Mapes, capro espiatorio riluttante, e saranno altri dolori per i pezzi grossi Cbs.

Heyward paga la propria incapacità di aver trovato, in questi mesi, un sostituto definitivo per Rather. Al tg delle sei e mezzo di sera, servito mentre l'America è a tavola per cena, è stato messo l'ultrasessantenne Bob Schieffer, conduttore del talk show politico domenicale "Face the Nation". Doveva essere una soluzione transitoria, in attesa di trovare un altro anchorman, oppure due, oppure nessuno. Infatti, Monvees l'ha detto chiaramente, è la formula stessa delle news serali che va ribaltata.

Perchè tanta furia distruttrice? Il motivo è semplice: i tg Usa della sera stanno crollando. E non da oggi. Nel 1970 quelli delle tre catene (Abc, Nbc e Cbs) totalizzavano ben settanta milioni di spettatori. Catturavano l'85 per cento di share, una famiglia statunitense su due era sintonizzata ogni sera su quello che era un vero e proprio «cervello centrale uniformatore», secondo la sprezzante definizione dei radicals di Noam Chomsky. Quei 70 milioni di erano già ridotti a 40 nel 1993, e da allora la discesa è proseguita inesorabile, fino agli attuali 25 milioni (40% di share).

Quello della Cbs, poi, è un disastro nel disastro. Il tg serale fa ormai soltanto sette milioni d'ascolto, contro gli otto della Abc e i dieci di Nbc. Anche nelle news del mattino (presentate da ben quattro anchor fra cui la nuova moglie di Moonves, Julie Chen) Cbs è l'ultima dei tre network, con tre milioni di spettatori medi contro i cinque di Abc e i sei di Nbc. Nè le cose vanno meglio alla domenica mattina, quando il programma politico Cbs riesce a superare solo quello condotto dall'ex portavoce di Bill Clinton, l'affettato George Stephanopoulos, con tre milioni contro 2,7. Batte tutti Tim Russert ("Meet the Press", Nbc): cinque milioni di affezionati spettatori.

A cercare di raddrizzare le sorti delle news Cbs Moonves ha chiamato Sean McManus, 50 anni, capo dello sport (conserverà questa carica). E' stata una soluzione intermedia, rispetto allo schiaffo in faccia alle orgogliose redazioni della 57esima Strada di Manhattan che avrebbe rappresentato la temuta nomina di un esterno, magari proveniente dall'entertainment. Perchè secondo Moonves la battaglia si gioca tutta lì: come rendere le news più piacevoli. «Basta con il presentatore unico di tg che parla come se fosse la voce di Dio», ha dichiarato, «le notizie che trasmettiamo devono toccare sul serio gli interessi della gente». Un esempio pratico: l'altro pomeriggio la scaletta del tg prevedeva al primo posto le nomine alla Corte suprema, al secondo lo scandalo Ciagate, al terzo le conseguenze dell'uragano Wilma e al quarto la finalissima del campionato di baseball. McManus ha subito ribaltato la gerarchia, dando il baseball come prima notizia.

Ma dove sono finiti quei 45 milioni di spettatori (il 60% rispetto al totale di 35 anni fa) persi dai tg dei network? Non ai notiziari non-stop via cavo (Cnn, Fox, Msnbc), che ne hanno raccolti solo tre milioni. Mistero. L'unico dato sicuro (e drammatico), è che l'età media di chi guarda le news serali è oggi di 61 anni.

Barbara Ragazzon